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Sorge sul lato nord della via Casilina, all’esterno del Grande Raccordo Anulare, su una zona ondulata, solcata dal “fosso (marrana) di Tor Bella Monaca”. Dopo la caduta dell’Impero romano, progressivamente la Chiesa romana subentra in possesso dei patrimoni imperiali, ma bisognerà giungere al medioevo per vedere rifiorire le abitazioni e le coltivazioni del territorio. Nel 1115 la zona apparteneva all’epoca alla famiglia Monaci, che nel XIII secolo fece erigere la torre tuttora esistente. Il 7 maggio 1319 Maria, vedova di Pietro Monaci vendette il territorio a Landolfo Colonna. Era costume nella campagna romana che una volta venduto un bene immobiliare esso prendesse il nome del vecchio proprietario; pertanto la zona, dal giorno in cui venne venduta alla famiglia Colonna, fu denominata “Turris Pauli Monaci”. Nel seicento appaiono i nomi di “Torre Bella monica” e “Torre Belle monache” ma nei secoli seguenti s’impone quello di “Tor Bella Monaca”. Poi i possedimenti, intorno al XVI secolo, furono acquistati dal cardinale Borghese, già proprietario del latifondo di Torre Nova al quale si annettono i nuovi territori. Il 23 marzo 1869 i Borghese permutarono la loro tenuta Casa Calda con il territorio di Tor Bella Monaca, ma una crisi economica nell’ultimo decennio del secolo costrinse i Borghese a vendere le proprietà e nel 1919 furono completamente smembrate. Nel 1923 Romolo Vaselli acquistò la tenuta di Tor Bella Monaca e fino alla seconda guerra mondiale la zona acquistò una certa stabilità anzi si ingrandì con l’acquisto di Torre Angela. Finita la guerra iniziarono le nuove vendite e le lottizzazioni che dettero origine alla borgata. Negli anni 50 la zona cominciò a popolarsi e i protagonisti della nuova edificazione furono gli immigrati dei castelli romani e del frusinate in quanto per essi la via Casilina costituiva il collegamento ideale tra città e luogo di origine. Successivamente il Comune di Roma ha lasciato che questa borgata crescesse in modo incontrollato e autonomo assieme ai suoi palazzi.

Fino a che, negli anni Ottanta, viene predisposto il cosiddetto “Piano Casa”: un programma edilizio pensato per chi non poteva permettersi un alloggio ai prezzi di mercato. Gli amministratori dell’epoca pensano, così, di mettere fine all’abusivismo edilizio, incentivando al contempo la costruzione di lotti popolari per risolvere l’emergenza abitativa che a Roma è sempre stata una cifra stilistica. È così che nascono le cosiddette Torri: ventuno parallelepipedi grigio stinto, da quindici piani l’uno, che diventano il simbolo del quartiere da cui prendono il nome. La zona avrebbe dovuto essere totalmente autosufficiente, con farmacie, uffici postali, campetti sportivi, la chiesa, dei piccoli parchi recintati. Un modello di quartiere autonomo che, in una situazione di forte disagio economico e sociale, si è trasformato ben presto nella logica del ghetto. Durante le opere di urbanizzazione furono rinvenuti resti di epoca romana (una villa di cui vennero scavati alcuni ambienti termali, che ebbe varie fasi di vita tra il IV secolo a.C. e il III secolo DC.; resti di un porticato aperto su un piazzale pavimentato con basoli, pertinenti ad una fattoria romana e, infine, un tratto dell’antica via Gabina, presso piazza Castano. Recentemente vi è stata costruita la chiesa di Santa Maria Madre del Redentore, dell’architetto Pierluigi Spadolini. Il 9 dicembre 2005 vi è stato inaugurato il “Teatro Tor Bella Monaca”, con la direzione artistica di Michele Placido.


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