Monti è il primo rione di Roma, il nome deriva dal fatto che con il termine li monti nel medioevo si intendeva la vasta zona, poco abitata, che comprendeva tre dei sette colli: l’Esquilino, il Viminale, e parte del Quirinale. Oggi l’Esquilino non gli appartiene più, ma il nome è rimasto. Monti ha avuto la sua ufficiale costituzione a rione il 18 maggio 1743 con chirografo di papa Benedetto XIV. Nel 1874 il rione Monti venne spaccato e originò il rione XV Esquilino e da allora assunse le delimitazioni attuali. Il rione comprendeva il colle Esquilino, il Viminale e parte dei colli Quirinale e Celio: da ciò si comprende l’etimologia del suo nome. Il rione è ricco di reperti archeologici, come il Foro di Nerva ed il Foro di Augusto, la Scala Santa e ben due delle quattro basiliche, S.Giovanni in Laterano e S.Maria Maggiore; uno spettacolo a parte sono le torri, simbolo di un potere baronale che si espresse nel Medioevo. Molto del tessuto urbano antico, un intero quartiere medioevale, è stato distrutto dal piccone demolitore del regime fascista per farvi scorrere “via dell’Impero”: corrispondeva alle attuali via dei Fori Imperiali, via di S.Gregorio e via delle Terme di Caracalla. Il taglio moderno del rione, che coincise con l’apertura di via Nazionale, ridusse anche il “verde” di cui i “monticiani” andavano fieri: nel 1774 il rione contava 17 ville e 7 giardini, a parte gli orti e le vigne. Il Piano Regolatore Viviani della Roma umbertina fece scempio del “verde” e così scomparvero villa Giustiniani, villa Casali e villa Altieri, ingoiate dalla speculazione edilizia: uniche oasi di verde sono rimaste villa Aldobrandini, villa Pallavicini ed il parco archeologico del Colle Oppio.Il rione Monti a Roma è il quartiere delle gallerie d’arte e delle vinerie. Dopo una lunga fase di risistemazione urbanistica è oggi la mecca di tutti i giovani turisti in viaggio nella capitale. Confina con la Roma dei Fori Imperiali e del quartiere Esquilino. A pochi passi dal rione ci sono le magnifiche basiliche di Santa Maria Maggiore dal caratteristico pavimento cosmatesco e quella di San Pietro in Vincoli che custodisce il famoso Mosè di Michelangelo. Fra due grandi arterie viarie, la via Cavour e la via Nazionale, contiene la Suburra, l’antico quartiere “Sub Urbe” – sotto la città –, i cui scantinati sbucano al Colosseo. Le sue strade dissestate sono fatte di sanpietrini, e i suoi vicoli di notte sono di una bellezza da mozzare il fiato. E tutto il quartiere ruota intorno alla piazzetta di Madonna dei Monti, con la caratteristica Fontana dei Catecumeni disegnata dall’architetto Giacomo della Porta che è il luogo di ritrovo principale sia degli abitanti, sia dei turisti. I locali della zona sconfinano nelle strade senza marciapiede ma anche questo contribuisce al suo fascino. Negozi-gourmet e ristoranti slow food costellano le vie, ma le vinerie hanno prezzi sostenibili. A Monti c’è Stecchiotti, il macellaio dei presidenti della Repubblica: di Ciampi e di Napolitano. E c’è via del Boschetto, la strada di Roma con il maggior numero di ristoranti per metro quadrato. A Monti resiste ancora un network di piccoli commercianti e artigiani che ti danno l’impressione che il tempo si sia fermato. Sono doratori, cromatori, falegnami, fabbri, robivecchi travestiti da antiquari. Il regista Mario Monicelli gli ha dedicato un inteso ritratto nel cortometraggio presentato al Festival di Venezia. Muoversi in città dal Rione Monti è molto facile, molti sono gli autobus che attraverso in lungo e in largo tutto il quartiere. Inoltre è servito dalla metropolitana Linea B. CONFINI piazza del Colosseo; via dei Fori Imperiali; piazza Madonna di Loreto; vicolo San Bernardo; via Magnanapoli; via XXIV Maggio; via del Quirinale; via delle Quattro Fontane; via Agostino Depretis; piazza Esquilino; via Esquilino; piazza Santa Maria Maggiore; via Merulana; piazza di San Giovanni in Laterano; complesso del Laterano (entro le mura aureliane) *; via della Ferratella; piazza di Porta Metronia; via della Navicella; via Santo Stefano Rotondo; via Oliviero Plunkett; via di San Giovanni in Laterano.
Trevi è il secondo rione di Roma, l’origine del suo nome non è ancora sicura, tuttavia l’ipotesi più accreditata è che provenga dal latino trivium, che sta ad indicare la confluenza di tre vie nella piazzetta dei Crociferi, situata immediatamente a Nord Ovest della Fontana di Trevi. In età antica la zona era suddivisa tra una parte più alta (che faceva parte della Regione dell’Alta Semita), principèalmente residenziale, mentre la zona più pianeggiante, situata verso la Via Lata, caratterizzata dalla presenza di attività cittadine. Nel Medioevo il Rione vede sostanzialmente uno sviluppo nella parte più bassa, mentre la parte alta, difficile da servire dagli acquedotti ormai danneggiati, viene quasi del tutto abbandonata. L’unico acquedotto a non cessare mai completamente la sua attività è stato l’acquedotto Vergine, come dimostrano i resti di quell’area archologica definita “Città dell’Acqua”, situata in Vicolo del Puttarello sotto ad edifici successivi. Nella parte pianeggiante, il centro del Rione fu all’epoca rappresentato dall’importante Chiesa di San Marcello, su Via del Corso. Importante anche il ruolo della famiglia Colonna, che qui aveva (e ha tuttora) il proprio palazzo, che era fortificato all’epoca delle lotte baronali tra la fine del Medioevo e alfine del XV Secolo. Nel Rinascimento la parte alta torna ad essere al centro dell’attenzione, ed è qui che a partire dal 1583 i Papi iniziano a costruire e, man mano, a sviluppare, il Palazzo del Quirinale, trasformando radicalmente il Rione. Nel XVIII Secolo venne qui realizzata la Fontana di Trevi, in sostituzione di una precedente mostra dell’Acqua Vergine. Sarà in seguito al 1870, con l’annessione di Roma al Regno d’Italia, che il Rione subirà un’ulteriore cambiamento. I Piemontesi, basandosi su un abbandonato progetto Napoleonico di sviluppare intorno al Quirinale i vari edifici del potere, trasformano la zona collinare del Rione, caratterizzata da vigne e stradine, tracciando Via Venti Settembre lungo la quale vengono costruiti molti Ministeri. Viene inoltre tracciata Via del Tritone, attuale confine con il Rione Colonna, con conseguente sventramento di una piccola parte del Rione. Oggi il Rione Trevi dal punto di vista urbanistico non ha ricevuto ulteriori cambiamenti, ed è legato prevalentemente al suo principale monumento, la Fontana di Trevi. Dal punto di vista del tessuto sociale, invece, i cambiamenti non sono mancati: i negozi e gli esercizi più caratteristici hanno iniziato a venire sempre meno, soffocati da un commercio legato ai numerosissimi turisti presenti, che ha portato la sostituzione dei vecchi negozi con negozi di souvenir e bar-ristoranti dall’offerta indirizzata soprattutto ai turisti. Sono solo poche le strade che non sono state toccate da questi cambiamenti, e che riescono a conservare un fascino diverso dalle altre. Il turismo di massa nel rione è sviluppato soprattutto intorno alla Fontana di Trevi, dove spesso lanciano le monetine come vuole una radicata tradizione, e non manca qualcuno che cerchi di rimembrare Anita Ekberg e Marcello Mastroianni ne La Dolce Vita cercando di fare il bagno nella Fontana di Trevi, incorrendo però nei divieti e nella risposta delle forze dell’ordine. Nonostante ci siano solo tre strade principali che attraversano il quartiere, Trevi è ben collegato con tutta Roma: puoi comodamente arrivare a piedi in centro, a Villa Borghese ed anche alla stazione Termini. Il servizio di trasporto pubblico romano, l’ATAC, offre collegamenti con autobus e metro con il resto della città. CONFINI piazza Madonna di Loreto; vicolo San Bernardo; via Magnanapoli; via XXIV Maggio; via del Quirinale; via XX Settembre; piazza San Bernardo; via di Santa Susanna; via Leonida Bisolati; via di San Basilio; piazza Barberini; via del Tritone; via del Nazareno; via del Bufalo; via del Pozzetto; piazza San Claudio; via di Santa Maria in Via; via delle Muratte; via del Corso; piazza Venezia.
Il Rione Colonna deve il proprio nome alla colonna di Marco Aurelio, nota anche come Colonna Antonina. La zona, che si estende da Montecitorio fino a Piazza Barberini, ha avuto un momento di forte sviluppo nella Roma Imperiale, quando Augusto costruì in questa zona l’Ara Pacis (oggi trasferita presso il Mausoleo di Augusto) e la Meridiana di Montecitorio, e più tardi anche Marco Aurelio, come detto, scelse questa zona per erigere la colonna in suo onore. Nel Medioevo la parte più alta, verso Piazza Barberini, viene abbandonata in buona parte, in favore della parte più bassa, intorno alla Via Lata (attuale Via del Corso). Nel Cinquecento, i Papi sistemano la zona del Tridente, compreso il Rione Colonna, garantendo alla zona un notevole sviluppo. Qui vengono infatti costruiti molti Palazzi nobiliari (si pensi a Palazzo Chigi, costruito nel Cinquecento per gli Aldobrandini, o alla Curia Innocenziana, oggi sede della Camera dei Deputati) che danno notevole lustro alla zona. Con l’Unità d’Italia la zona cambia volto sia fisicamente, per via dell’apertura di Via del Tritone, sia dal punto di vista sociologico, visto che Palazzo Chigi diviene sede della Presidenza del Consiglio ed il Palazzo di Montecitorio, già sede della Curia Innocenziana, diviene la sede della Camera dei Deputati. Oggi, il Rione Colonna ha perso quasi completamente la propria identità, trovandosi nel mezzo di zone ad alta densità turistica (Fontana di Trevi e Piazza di Spagna in primis), che hanno portato tutti quegli esercizi commerciali legati al turismo, legato strettamente ai Palazzi del potere come la Camera e Palazzo Chigi, con la conseguente presenza di tutti i servizi ad essi legati, e la zona dello shopping del Tridente. Schiacciato da questi tre fattori, il Rione Colonna non è riuscito, come sarebbe stato possibile – ed auspicabile – a mantenere una propria identità. Trovandosi nel cuore della città, il Rione è ben collegato a qualsiasi parte di Roma sia a piedi che con diversi mezzi pubblici tra cui la metropolitana Linea A. CONFINI Piazza Mignanelli; via Frattina; piazza San Lorenzo in Lucina; via di Campo Marzio; via della Maddalena; via del Pantheon; piazza della Rotonda; via del Seminario; piazza Sant’Ignazio; via del Caravita; via del Corso; via delle Muratte; via di Santa Maria in Via; piazza San Claudio; via del Pozzetto; via del Bufalo; via del Nazareno; via del Tritone; piazza Barberini; via Veneto; via Sant’Isidoro; via degli Artisti; via Francesco Crispi; via Capo le Case; via dei Due Macelli.
Campo Marzio è il quarto rione di Roma, indicato con R. IV. Esso occupa solo una porzione dell’omonima zona (Campus Martius) dell’antica Roma, con cui non coincide che in minima parte. Al tempo della fondazione di Roma l’area del Campo Marzio era una zona paludosa: era probabilmente qui che si trovava la Palus Caprae – la Palude della Capra – dove il Re Romolo fu assunto in cielo. Già in epoca Regia la zona fu consacrata al Dio Marte ed usata per le esercitazioni militari, per questo prese il nome di Campo Marzio. L’ultimo Re, Tarquinio il Superbo, si appropriò di quest’area per coltivarvi il grano, ma con il suo rovesciamento e l’istituzione della Repubblica l’area sarà nuovamente consacrata a Marte, e vi fu anche istituita la sede dei Comitia Centuriata, ovvero le assemblee pubbliche dei Cittadini Romani. Con Augusto il Campo Marzio Romano – più ampio dell’attuale Rione – era suddiviso in due Regiones, una più settentrionale, chiamata Via Lata, ed una più meridionale, chiamata Circus Flaminius. La Regione Via Lata corrisponde, grossomodo, all’attuale Rione Campo Marzio. Se nel periodo tra Cesare ed Augusto la parte più meridionale vide un grande sviluppo con la costruzione dei Saepta Julia e del Pantheon (opera quest’ultima voluta da Marco Vipsanio Agrippa), nella parte più settentrionale deve molti importanti monumenti al primo Imperatore, come il suo mausoleo, la meridiana monumentale con l’obelisco (Horologium Augusti) e l’Ara Pacis, oggi spostata dal luogo del suo ritrovamento, avvenuto grosso modo su Via del Corso alla confluenza con Via Condotti. Con la fine dell’Impero, il Campo Marzio diviene molto popolato a causa della sua vicinanza al Tevere. Alcuni toponimi come Sant’Andrea delle Fratte, o Capo le Case, ci fanno capire che l’abitato finiva lì e la parte culminante della via Lata all’apoca era adibita, perciò, principalmente a vigne. Con il Rinascimento, i Papi rivoluzionano l’Urbanistica della Città, coinvolgendo non poco il Campo Marzio: Paolo II rettifica il percorso della Via Lata, che prende il nome di Via del Corso, Leone X traccia Via Leonina, oggi Via di Ripetta, Clemente VII l’attuale Via del Babuino, completando il Tridente, mentre Paolo III crea la Via Trinitatis, oggi Via Fontanella Borghese e Via dei Condotti. Alla fine del XVI Secolo, Papa Sisto V, nella sua opera di rinnovamento della Città non trascura il Campo Marzio: traccia la Via Sistina, erige gli obelischi di Trinità dei Monti e Piazza del Popolo. Dopo di lui, Gregorio XIII traccia Via Gregoriana.Nel Seicento prosegue lo sviluppo del Rione, che diviene sempre di più sede di Palazzi nobiliari, mentre nel Settecento viene costruita la celebre Scalinata di Trinità dei Monti, e nell’Ottocento Valadier risistema Piazza del Popolo. Il Novecento vede la trasformazione dell’area a ridosso del Tevere con l’edificazione dei Lungotevere, ed anche il rivoluzionamento, durante il Fascismo, dell’area dell’Augusteo, area in cui negli ultimi anni è stato edificato il nuovo Museo dell’Ara Pacis, opera di Richard Meier. Oggi la zona di Campo Marzio risulta essere una delle più eleganti del Centro di Roma: è qui, soprattutto nell’area di Via Condotti e via del Corso, che molte grandi firme della moda hanno i loro negozi a Roma, cosa che attrae Romani e turisti da tutto il mondo. I numerosi negozi di via del Corso la rendono, infatti, il luogo principale dello “struscio” nella Capitale, specialmente nel week-end. Questa grande attrattivi della zona fa sì che vi sorgano numerosi hotel rinomati e considerati tra i più prestigiosi della città. Sempre nella zona, sono presenti alcuni dei più esclusivi alberghi della Capitale, in continuità con gli alberghi di Roma del tempo del Grand Tour che sorgevano prevalentemente in questa zona. CONFINI Piazzale Flaminio; via Luisa di Savoia; lungotevere Arnaldo da Brescia; lungotevere in Augusta; piazza del Porto di Ripetta; lungotevere Marzio; via del Cancello; via dei Portoghesi; via della Stelletta; piazza Campo Marzio; via degli Uffici del Vicario; via di Campo Marzio; piazza San Lorenzo in Lucina; via Frattina; piazza Mignanelli; via dei Due Macelli; via Capo le Case; via Francesco Crispi; via di Porta Pinciana; viale del Muro Torto.
Zona paludosa ai tempo dell’Eta Regia, più tardi parte della Regione Augustea Circus Flaminius (considerata parte del Campo Marzio), deriva il suo nome dal Ponte Sant’Angelo, costruito con il nome di Ponte Elio dall’Imperatore Adriano. Al tempo dell’Antica Roma qui sorgeva anche un altro ponte, il Pons Triumphalis, costruito da Nerone e da cui partiva la Via Triumphlis, ovvero l’attuale Via Trionfale, noto anche come Pons Vaticanus perchè conduceva, appunto, alla zona del Vaticano, e poi noto come Pons Ruptus, ovvero ponte rotto, poichè nel Medioevo era caduto in disuso e fortemente danneggiato a causa dell’incuria. Oggi se ne intravedono ancora dei pezzi nel Fiume. A partire dal Medioevo la zona ha subito un grande sviluppo per via della sua vicinanza al Tevere, ma il suo sviluppo è stato molto legato al flusso di Pellegrini che di qui passavano (e passano tutt’ora) per recarsi presso la Basilica di San Pietro. Ciò fece si che la zone fosse ricca di locande, osterie e luoghi in cui si vendevano oggetti Sacri: la Via dei Coronari, una delle strade principali del Rione, prende infatti questo nome dai venditori di Corone del Rosario che abbondavano su questa strada. Nel Cinquecento il Rione diviene luogo di residenza di molte famiglie nobili Romane che qui edificano i loro palazzi gentilizi, ed anche sede di molti istituti bancari tra cui il Banco si Santo Spirito, come testimoniano nella toponomastica le vie dei Banchi Vecchi e dei Banchi Nuovi. La parte nei pressi di Ponte Sant’Angelo viene rivoluzionata sotto Paolo III che qui traccia tre nuove strade che formano il cosiddetto Piccolo Tridente, una versione in miniatura del Tridente di Via del Corso, oggi meno percepibile per via della presenza di Corso Vittorio. Sempre in questo periodo, il Rione era caratterizzato dalla più usuale sede delle esecuzioni capitali, ovvero la Piazza di Ponte Sant’Angelo. E’ invece del tempo di Sisto V la perdita del territorio dall’altra parte del Tevere del Rione, che diviene Rione a sè con il nome di Borgo. A seguito dell’Unità d’Italia il Rione subisce molti cambiamenti urbanistici: l’apertura dei Lungoteveri, di Via Zanardelli e di Corso Vittorio alterano in parte l’aspetto del Rione, che tuttavia conserva ancora in molti punti il suo aspetto precedente. CONFINI Lungotevere Marzio; lungotevere Tor di Nona; piazza Ponte Sant’Angelo; lungotevere degli Altoviti; piazza Paoli; lungotevere dei Fiorentini; lungotevere di Sangallo; vicolo della Scimia; via dei Banchi Vecchi; via delle Carceri; vicolo Cellini; via dei Filippini; piazza dell’Orologio; via del Governo Vecchio; via del Corallo; piazza del Fico; via della Pace; via di Tor Millina; via di Santa Maria dell’Anima; via di Tor Sanguigna; piazza di Tor Sanguigna; piazza di Sant’Apollinare; via di Sant’Agostino; piazza di Sant’Agostino; via dei Pianellari; via dei Portoghesi; via del Cancello.
Parione viene dal latino paries (“muro”) col significato di “muraglione”: si riferisce ai resti di un grande muro Romano, che i cittadini chiamarono Parietone, e quindi Parione, appartenuto forse allo Stadio di Domiziano, che era qui presente nel Medioevo ed oggi non è più visibile. Nell’Antica Roma questa zona faceva parte della IX Regione Agustea, il Circo Flaminio, e vi sorgevano importanti monumenti come lo Stadio e l’Odeon di Domiziano ed il Teatro e la Curia di Pompeo. Nel Medioevo il luogo era chiamato Parione e San Lorenzo in Damaso, dal nome dell’omonima Chiesa all’epoca molto importante. Il Rinascimento cambia letteralmente faccia al Rione, prima con la pavimentazione di Campo de’ Fiori, che diviene così luogo di grande importanza, ma soprattutto con Papa Sisto IV: è in questo periodo che il Rione ha un nuovo collegamento a Trastevere con il Ponte Sisto, così come sempre a partire da questo periodo vengono costruiti importanti palazzi, come il Palazzo della Cancelleria. Nel XVII Secolo Piazza Navona, che stava ormai diventando progressivamente il centro del Rione, viene abbellita dalle opere di Bernini e Borromini. Con l’Unità d’Italia, il Rione vede il suo aspetto in parte alterato per l’apertura di Corso Vittorio. CONFINI Corso del Rinascimento; piazza delle Cinque Lune; piazza Sant’Apollinare; piazza di Tor Sanguigna; via di Tor Sanguigna; via di Santa Maria dell’Anima; via di Tor Millina; via della Pace; piazza del Fico; via del Corallo; via del Governo Vecchio; piazza dell’Orologio; via dei Filippini; vicolo Cellini; via dei Banchi Vecchi; via del Pellegrino; via dei Cappellari; Campo de’ Fiori; via dei Giubbonari; via dei Chiavari.
Il Rione Regola deve il suo nome alla Renula, ovvero la rena che il Tevere deposita durante le piene e che, prima della costruzione dei muraglioni, spesso veniva depositata in questa zona. Al tempo della Roma Antica questa zona faceva parte della Regione del Circo Flaminio e faceva parte del Campo Marzio (da non confondere con l’attuale omonimo Rione, che coincide solamente con una parte di esso) ed era caratterizzata dalla presenza del Trigarium, ovvero uno Stadio in cui gli Aurighi si allenavano. Caratterizzato dalla vicinanza con il Tevere, il Rione vede sorgere al suo interno palazzi di ogni tipo. Nel Medioevo la zona era nota come Arenula et Chacabariorum, nome derivato appunto dalla Renula e dai Chacabariis, ovvero i calderari, che in quest’area avevano numerose botteghe e la propria Chiesa, Santa Maria dei Calderari, oggi conosciuta come Santa Maria del Pianto. Sempre nel Medioevo, il Rione dette con tutta probabilità i natali a Cola di Rienzo, come è oggi ricordato da una targa. All’inizio del XVI Secolo, Papa Giulio II Della Rovere rivoluzionò l’urbanistica del Rione con l’apertura di Via Giulia. Nei pressi di essa, nel 1516 Raffaello vi costruì la Chiesa di Sant’Eligio degli Orefici. Nel XVI Secolo in questo Rione Papa Paolo III Farnese decise di costruirvi il palazzo della propria famiglia. Dopo l’Unità d’Italia vede il suo volto cambiare in parte per la costruzione dei Lungoteveri e della nuova Via Arenula. CONFINI Via dei Banchi Vecchi; via del Pellegrino; via dei Cappellari; piazza Campo dei Fiori; via dei Giubbonari; piazza Benedetto Cairoli; via di Santa Maria del Pianto; via del Progresso (former piazza delle Cinque Scole); lungotevere de’ Cenci; lungotevere dei Vallati; lungotevere dei Tebaldi; lungotevere di Sangallo; vicolo della Scimia; via delle Carceri.
Sant’Eustachio è il nome di un martire cristiano dei primi anni del II secolo, a cui nel centro di questo rione è intitolata un’antica chiesa che, per tradizione popolare, sorge sul luogo del suo martirio. A causa della sua forma lunga e stretta, i confini di questo rione attraversano verticalmente molte dei siti storici di Roma, senza però includere alcuno dei monumenti più famosi della città. Nell’antica Roma Sant’Eustachio corrispondeva alla parte più centrale del Campus Martius, dove sorgevano diversi edifici pubblici importanti, nessuno dei quali è rimasto in piedi oltre il primo millennio. Nel corso del tardo Medioevo il rione venne ricostruito, con un’elevata densità di piccole case ad uso privato, abitate dalle classi sociali media e bassa. Qui ebbe la sua sede storica la prima Università di Roma, fino al 1935. Divenuta Roma capitale del Regno d’Italia, dal 1870 si rese necessario trovare all’università nuove succursali, a causa dell’imponente aumento del numero di studenti, procedendo però parallelamente alla costruzione di un nuovo polo universitario in tutt’altra parte della città (fuori delle mura aureliane), che fu inaugurato solo nel 1935. Da allora il complesso della Sapienza fu adibito ad Archivio di Stato. CONFINI Corso del Rinascimento; piazza delle Cinque Lune; piazza di Sant’Agostino; via di Sant’Agostino; via dei Pianellari; via dei Portoghesi; via della Stelletta; via di Campo Marzio; piazza di Campo Marzio; via della Maddalena; via del Pantheon; piazza della Rotonda; via della Rotonda; piazza di Santa Chiara; via di Torre Argentina; largo Arenula; via Arenula; piazza Benedetto Cairoli; via dei Giubbonari; via dei Chiavari.
Il rione Pigna prende il nome dalla monumentale scultura Romana che qui fu rinvenuta (probabilmente faceva parte del complesso del tempio di Iside in Campo Marzio), spostata quindi nel Medioevo al centro del quadriportico della Basilica di San Pietro e quindi, nel 1608, nel Cortile della Pigna in Vaticano. Il Rione occupa la parte Meridionale del Campo Marzio dell’Antica Roma, proprio dove sorge il Pantheon, e nel Medioevo era detto Rione “della Pigna e di San Marco”, in riferimento all’omonima Basilica che qui sorge. Fu in questo Rione che, a partire dal XVI Secolo, i Gesuiti costruirono i loro principali centri Religiosi: è proprio a Pigna che sorgono, infatti, la Chiesa del Gesù con annessa casa professa, il Collegio Romano e la Chiesa di Sant’Ignazio. In quest’area sorge il Pantheon, forse il più famoso e glorioso degli edifici romani antichi e anche quello che meglio degli altri si è mantenuto nella sua interezza, o quasi. CONFINI Piazza della Rotonda; via del Seminario; via del Caravita; via del Corso; piazza Venezia; piazza di San Marco; via di San Marco; via delle Botteghe Oscure; via Florida; via di Torre Argentina; via della Rotonda.
Campitelli è sicuramente il più turistico tra i Rioni di Roma , ma anche il meno abitato (circa 700 persone), per la presenza dei siti archeologici che messi insieme coprono il 75% circa della sua superficie che comprende due colli, Campidoglio e Palatino, il Foro Romano e il Colosseo. CONFINI Piazza di San Marco; via di San Marco; via d’Aracoeli; via Margana; piazza Margana; via dei Delfini; via Cavalletti; via della Tribuna di Campitelli *; via del Foro Piscario, via del Teatro di Marcello *; vico Jugario; piazza della Consolazione; via dei Fienili; via di San Teodoro; piazza di Santa Anastasia; via dei Cerchi; via di San Gregorio; via dei Fori Imperiali; piazza Venezia.
Il Rione Sant’Angelo è il più piccolo tra i Rioni di Roma ma fino alla fine dell’800 era una delle zone di Roma più densamente popolate; ciò era dovuto in parte alla presenza del ghetto ebraico, ma la densità abitativa dell’area era piuttosto elevata già da prima dell’istituzione della recinzione, cioè prima del 1555. Il rione Sant’Angelo prese il nome dalla minuscola chiesa di Sant’Angelo in Pescheria. In origine si chiamava Sant’Agnolo Pescivendolo, per via del vicino mercato ittico situato sotto le colonne del Portico di Ottavia. Nel Medioevo questo era il decimo rione, già conosciuto come Regio Sancti Angeli in foro piscium (cioè “presso il mercato del pesce”).Oggi il Rione Sant’Angelo rimane una delle zone più caratteristiche nella vecchia Roma. Mentre la parte settentrionale del rione, con la sua ragnatela di vicoli stretti e solitari che la proteggono dal traffico, mantiene un carattere prettamente residenziale, la parte meridionale è sempre caratterizzata dalla forte presenza ebraica. Le strade intorno al Portico d’Ottavia mantengono così l’atmosfera di un villaggio, e ospitano diversi negozietti (condotti per lo più da Ebrei) e molte Trattorie, che, con i loro carciofi alla giudia e filetti di baccalà, perpetuano la tradizione della cucina ebraica romanesca. CONFINI Largo Arenula; via Florida; via delle Botteghe Oscure; via dell’Aracoeli; via Margana; piazza Margana; via dei Delfini; via dei Cavalletti; via della Tribuna di Campitelli; via del Teatro di Marcello; via del Foro Olitorio; lungotevere de’ Cenci; via del Progresso; piazza delle Cinque Scole; via Santa Maria del Pianto; via in Publicolis; via di Sant’Elena.
Il Rione Ripa, R. XII, Roma, è il rione fluviale per eccellenza di Roma, in quanto si affaccia sulle rive del Tevere e qui c’era il porto di Ripa Grande il porto più grande a Roma, da cui deriva il nome. Nel Medioevo il rione Ripa era chiamato Regio Ripe et Marmorate, dovuto al fatto che nel piccolo porto sotto l’Aventino, il porto dell’Emporio in epoca imperiale, vi arrivavano dall’Oriente i blocchi grezzi di marmo detti marmora, che venivano poi stipati in un deposito detto Emporium da cui i nomi dell’odierna piazza dell’Emporio e di via Marmorata. L’attuale rione Ripa nasce da una delibera comunale del 1921, con la ‘perdita’ di San Saba e Testaccio. Tre sono le zone che lo compongono: l’Aventino, la Valle Murcia e l’Isola Tiberina. Dopo l’Unità d’Italia vi fu una radicale trasformazione del rione, con l’abbattimento degli edifici a Bocca della Verità, scompaiono gli artigiani ed oggi è una zona esclusiva, elegante, con ville e conventi, un zona isolata dal resto della città e dal giardino degli Aranci si gode uno dei più bei panorami di Roma. CONFINI L’Isola Tiberina; lungotevere dei Pierleoni; lungotevere Aventino; piazza dell’Emporio; via Marmorata; viale Manlio Gelsomini; piazza Albania; viale Aventino; via dei Cerchi; via di San Teodoro; via dei Fienili; piazza della Consolazione; vico Jugario; via del Foro Olitorio; piazza Monte Savello.
Trastevere è la versione italiana dell’espressione latina trans Tiberim, cioè “al di là del Tevere”. Questa fu la prima area abitata sulla riva occidentale del fiume. Nel Medioevo la zona era caratterizzata da strade molto strette e tortuose e non lastricate: sarà infatti il Papa Sisto IV, nel XV Secolo, a far pavimentare le principali strade della zona. I Trasteverini erano popolani fieri, vigorosi, generosi, le donne molto belle, amanti della compagnia, delle scampagnate, del vino, e litigiosi, veniva usato il coltello anche per futili motivi, famosi erano gli scontri tra i monticiani e i trasteverini che oltre ai coltelli si lanciavano contro anche i sassi. Trastevere è il rione de Noantri, dopo il 1870, vi saranno nuove modifiche urbanistiche all’area, con la costruzione dei muraglioni del Tevere e la nuova arteria di Viale Trastevere perdendo parte del suo fascino, specie nelle zone che si affacciavano sul Tevere. Questo esteso rione, secondo in dimensioni solo a Monti (Rione I), tradizionalmente contende a quest’ultimo la palma di più “verace” tra i rioni di Roma. Famoso per vita notturna spesso all’aperto, con i suoi bar e ristoranti, il punto di riferimento del Rione è Piazza di Santa Maria, una piazza di forma rettangolare con diversi caffè e la grande Basilica di Santa Maria come attrazione principale. Trastevere è direttamente collegato con gli altri Rioni della città con diversi autobus e tram. CONFINI Piazza della Rovere; galleria Principe Amedeo di Savoia; viale delle Mura Aurelie; viale delle Mura Gianicolensi; viale Aurelio Saffi; viale delle Mura Portuensi; piazzale Portuense; porto di Ripa Grande; lungotevere Ripa; lungotevere degli Alberteschi; piazza della Gensola; lungotevere degli Anguillara; lungotevere Raffaello Sanzio; lungotevere Farnesina; lungotevere Gianicolense.
Il Rione Borgo la cui origine risale al VI secolo, è l’unico rione il cui nome ha un’origine sassone, Burg, cioè un piccolo villaggio racchiuso entro una cinta muraria. Il motivo per cui fu scelto un nome non di origine latina si spiega con l’elevato numero di studenti sassoni che abitavano questo rione. Il Rione Borgo per secoli non subì alterazioni, a parte i lavori per la riedificazione della nuova Basilica di San Pietro che si protrasse per decenni, e le continue manutenzioni del Castel Sant’Angelo, la costruzione della Chiesa della Traspontina, della Chiesa di San’Anna dei Palafrenieri, e gli abbellimenti delle Logge Vaticane. Con l’unità d’Italia, e diventata Roma capitale, si interruppe nella zona la sovranità pontificia, e successivamente tra il 1936 e il 1950, ci fu come la demolizione della spina di Borgo. L’annessione del Rione Borgo al Regno d’Italia venne votata dagli abitanti il 2 ottobre del 1870, ed in pochissimo tempo sorse anche il Rione Prati di Castello.La demolizione della “spina di borgo” e l’apertura di Via della Conciliazione, modificarono sostanzialmente sia Borgo Vecchio che Borgo Nuovo o Alessandrino. Prima della sua autonomia, il Rione Borgo faceva parte del Rione Trastevere, in passato era un rione essenzialmente ecclesiastico, scarsamente abitato, ad eccezione dei periodi del Giubileo Sono ancora presenti qui le mura di passetto e le mura leonine. Il più importante edificio di Borgo è ovviamente Castel S.Angelo. CONFINI Piazza Pio XII; largo del Colonnato, piazza della Città Leonina, via di Porta Angelica, piazza del Risorgimento, via Stefano Porcari, via Alberico II, piazza Adriana, lungotevere Castello, lungotevere Vaticano, lungotevere in Sassia, piazza della Rovere, galleria Principe Amedeo di Savoia, piazza del Sant’Uffizio, via Paolo VI, largo degli Alicorni.
Il Rione Esquilino prende nome dall’omonimo Colle, uno dei sette sui quali nacque il primo nucleo di Roma. Le testimonianze ci dicono che la zona era già urbanizzata in epoca Regia, costituendo una delle quattro regiones della Roma entro le Mura Serviane. Prima della costruzione delle Mura Aureliane, il territorio era tuttavia diviso in due parti, una interna alle Mura Serviane, ed una esterna. Quest’ultima, fino all’epoca di Augusto, era di fatto la discarica cittadina dell’epoca, ed oltre a ciò vi aveva sede un cimitero. Sotto Augusto, tuttavia, le cose cambiarono: la zona fu bonificata, vi fu costruita una delle più belle ville dell’antica Roma, gli Orti di Mecenate, che fu solo uno dei numerosi Horti che sorsero in questa zona fino alla fine dell’Impero.Con il Medioevo, la zona non conobbe un’urbanizzazione, ed i vari terreni passarono in possesso di molti Conventi. Vi sorsero, inoltre, alcune ville, come villa Palombara, celebre per la sua Porta Magica situata dove oggi sorge Piazza Vittorio. Con l’Unità d’Italia, si decise che nella zona dell’Esquilino sarebbe nato un nuovo quartiere per dare alloggio al ceto impiegatizio, una nuova classe sociale che da tutta Italia stava raggiungendo Roma. Il nuovo quartiere si sviluppò intorno alla nuova Piazza Vittorio Emanuele II, per i Romani semplicemente Piazza Vittorio, cuore pulsante del Rione. Il primissimo nucleo, è ancora visibile in parte tra via Bixio e Via Pianciani, quest’ultima dedicata proprio al primo Sindaco della Roma Capitale d’Italia, nonchè promotore del nuovo Rione, formalmente istituito attraverso una parte del territorio del Rione Monti. La toponomastica del quartiere, ricorda molti personaggi della Storia d’Italia e soprattutto del Risorgimento, proprio in onore alla raggiunta Unità d’Italia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Rione è divenuto, pian piano, la zona multietnica di Roma per eccellenza. Vi si sono quindi stanziati immigrati di moltissime nazionalità. Questo repentino cambio di tessuto sociale, aveva inizialmente portato la zona in una situazione di degrado, prima che alcuni interventi urbanistici intervenissero sul tessuto sociale dell’Esquilino, riqualificandolo. La Stazione Termini è il capolinea di molti autobus che si dirigono in tutto le zone di Roma, ed è anche il crocevia per la linea A e B della Metro. CONFINI Piazza di Porta San Giovanni, Viale Castrense, mura urbane fino a Porta San Lorenzo, via di Porta San Lorenzo, via Marsala, piazza dei Cinquecento, viale Giovanni Giolitti, via Agostino De Pretis, piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, piazza San Giovanni in Laterano, piazza di Porta San Giovanni.
Durante l’epoca romana l’attuale rione Ludovisi era una zona posta al di fuori della città di Roma, priva di edifici importanti ma cosparsa di tombe. Nel Seicento, fu il cardinale Ludovico Ludovisi, uomo facoltoso e colto, a creare un vasto complesso immobiliare. Con l’Unità d’Italia, la Storia ed il volto di questo Rione cambiano in maniera netta. La famiglia Ludovisi, nel 1886, mentre Roma, divenuta Capitale d’Italia, cambiava profondamente volto, stipulò una convenzione con il Comune di Roma e la Società Generale Immobili che sanciva l’urbanizzazione e la lottizzazione dell’intero terreno della villa. Nacque così il Rione Ludovisi, e fu così costruita l’elegante Via Veneto (completata nel 1906), con i suoi alberghi e con il Palazzo Margherita, che diverrà, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso lo Stato Italiano. Fu poi sotto il Fascismo che la zona conobbe un ulteriore periodo di sviluppo e di cambiamenti al tessuto urbano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni ’50 e ’60 il Rione, con la sua Via Veneto, diviene il centro della “Dolce Vita”, immortalata nell’omonimo film di Federico Fellini. Oggi Ludovisi è un Rione signorile, sede di uffici e Ministeri, trafficato durante i giorni feriali e più rilassato durante quelli festivi. Ludovisi è ben collegata con la maggior parte dei quartieri di Roma a mezzo della Metro A di Barberini e diverse linee di autobus. CONFINI Porta Pinciana, via di Porta Pinciana, via Francesco Crispi, via degli Artisti, via di Sant’Isidoro, via Vittorio Veneto, via di San Basilio, via Lucullo, via Boncompagni, via Calabria, piazza Fiume, Corso d’Italia.
Il rione XVII, Sallustiano, si articola nella parte più a nord del colle Quirinale, il collis per eccellenza, in quella zona che, all’epoca di Augusto, era occupata dagli Horti Sallustiani, una delle più magnifiche ville della Roma Antica. Durante il sacco di Roma ad opera dei Visigoti di Alarico nel 410, la zona subì notevoli devastazioni: la distruzione degli Horti Sallustiani e degli acquedotti. La zona riprese lo sviluppo grossomodo nel ‘500: viene aperta la Via Pia (l’attuale Via Venti Settembre), e vengono ripristinati da Sisto V gli antichi acquedotti, con il nome di Acqua Felice, e nel 1608 il Cardinale Scipione Borghese farà costruire la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, dove, alcuni anni dopo, Bernini scolpì la sua celebre Estasi di Santa Teresa. La zona, fino all’unità d’Italia, rimase prevalentemente composta da ville e vigne, ed all’epoca faceva parte del Rione Trevi. Tutto questo verde scomparve con l’inevitabile urbanizzazione della zona tra la strada Pia e la cinta muraria che seguitò alla breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al resto dell’Italia, il 20 settembre 1870. Attualmente l’unica zona di verde del rione si è conservata nell’area a ridosso delle mura compresa tra Porta Pia, via Augusto Valenziani e via Piave, ossia nel luogo in cui sorgeva la villa Cicciaporci Valenti Gonzaga, oggi conosciuta come villa Paolina da Paolina Bonaparte che vi abitò e sede dal 1951 dell’ambasciata di Francia, con ingresso in via Piave. Sallustiano può essere diviso in due zone, quella tra via Piave e via Piemonte-Via Salandra, con una discreta densità abitativa, e quella restante fino a via Bissolati, praticamente disabitata e con un’alta concentrazione di uffici e ministeri. Il suo centro è la tranquilla Piazza Sallustio, unica vera piazza del rione, dove ancora oggi si notano i resti degli Horti Sallustiani dai quali il rione ha preso il nome. CONFINI Mura aureliane fino a piazza Fiume (esclusa) con il quartiere Salario; via Calabria-via Boncompagni-via Lucullo-via Friuli con il rione Ludovisi; via Leonida Bissolati-largo Santa Susanna con Trevi e via XX Settembre fino a Porta Pia (esclusa) con il rione Castro Pretorio.
Il Rione Castro Pretorio, deriva il suo nome dai “Castra Praetoria”, che in epoca romana, era la caserma del corpo speciale dei pretoriani romani. La caserma venne costruita nel 23 d.C. per volontà di Tiberio, il quale fece costruire a Roma degli alloggiamenti per accasermare le corti pretoriane, che prima di allora, senza una loro sede, erano disperse in vari quartieri. Parte del rione è occupata dai resti delle Terme di Diocleziano e da resti delle mura Serviane nei pressi della Stazione Termini e delle mura Aureliane. Dal Cinquecento fino all’avvento della ferrovia la zona venne caratterizzata dalla presenza di vaste, ricche ville. A Castro Pretorio si insediarono nel Seicento i gesuiti, reduci dalle missioni asiatiche, donde il nome di Macao conferito sia al Castro che alla zona limitrofa, rimasto in uso fino all’ultimo dopoguerra. Per una nuova urbanizzazione bisogna aspettare il XIX Secolo, quando Papa Pio IX fa costruire proprio in questa zona (sul luogo dell’attuale confine con il Rione Esquilino) la nuova Stazione di Roma, la Stazione Termini, ponendo la zona al centro di un nuovo sviluppo. La prosecuzione dello sviluppo urbanistico, però, sarà opera dei Piemontesi che qui, dopo l’Unità d’Italia, daranno inizio alla costruzione del nuovo Rione intorno alla nuova piazza Indipendenza. Tutte le zone di Roma sono abbastanza accessibili da Castro Pretorio, grazie alle vicine fermate della metropolitana ed autobus oltre alla vicinanza della stazione Termini. CONFINI piazza dell’Esquilino – via Cavour – piazza dei Cinquecento – piazza Indipendenza – viale Castro Pretorio – via Venti Settembre – via Quattro Fontane – via Agostino Depretis.
Il Celio è il XIX rione di Roma, formatosi in epoca relativamente recente, e precisamente nell’anno 1921, da una suddivisione del rione x, Campitelli. Presenta una superficie di 84.090 metri qua e al censimento del 1951 la popolazione residente comprendeva 10.840 persone. Il Celio non è soltanto il nome del rione ma è anche uno dei mitici sette colli di Roma: gli altri sono il Campidoglio, il Viminale, il Palatino, l’Aventino, l’Esquilino ed il Quirinale. Durante il Medioevo ed il Rinascimento il colle si spopolò, molto probabilmente perchè l’antica “via Celimontana” cessò il suo importante ruolo di collegamento tra zone urbanizzate della città, mantenendo un aspetto rurale fino alla fine dell’Ottocento. Nel IX secolo il Celio fu centro d’importanti e grandiosi sviluppi urbanistici, tra i quali citiamo la diaconia di S. Maria in Domnica, voluta da Pasquale I nell’817, e la chiesa dei Quattro Ss. Coronati, martiri scalpellini canonizzati da Leone IV nell’855. Si deve a Innocenzo III, nel 1210, l’abbazia di S. Tommaso in Formis con la sua originale porta cosmatesca sormontata con un’edicola a mosaico. La zona nel Seicento ebbe un fervore di riprese edilizie, specialmente riferite a ville e vigne. Una fra tutte nel Celio mette conto ora di citare, quella detta della Navicella, oggi villa Celimontana. Purtroppo l’urbanistica di Roma Capitale, dopo la presa di Porta Pia, non risparmiò neanche il Celio e la costruzione di strade ed abitazioni comportò uno stravolgimento totale del rione, con l’edificazione dell’ospedale militare del Celio, che distruzione Villa Casali. Non si può fare a meno di ricordare che all’interno del suo perimetro, in verità non molto grande, si trova il simbolo dell’eternità di Roma, il Colosseo. CONFINI Colosseo, Via di S. Giovanni in Laterano, Via di S. Stefano Rotondo, Via della Navicella, Piazza di Porta Metronia, porta Metronia stessa, e dalle mura urbane comprendenti la porta Latina, la porta S. Sebastiano, piazza Numa Pompilio, viale delle Terme di Caracalla, piazza di Porta Capena e Via di S. Gregorio.
Il rione Testaccio, compreso tra via Marmorata, le Mura Aureliane ed il Tevere, ha la forma di un quadrilatero quasi regolare, pianeggiante, tranne che per la collinetta artificiale da cui trae il nome, il Monte Testaccio, la grande discarica del porto dell’antica Roma, l’ Emporium, formatasi per l’accumulo dei vasi di coccio, le “testae”. Nel Seicento la zona era coltivata ad orti e vigneti, per lo più disabitata, chiamata anche Prati del Popolo Romano, e soprattutto utilizzata per le processioni e le rappresentazioni sacre, e dalla metà del XIII secolo è qui si svolgevano i giochi di carnevale che spesso avevano un esito cruento. Successivamente sulle pendici del monte Testaccio vi si insediarono cantine dove venivano stipate le botti di vino. Successivamente qui si stabilirono anche famiglie nobili come i Torlonia, i Capizucchi, i Gonzaga, i Pierleoni. Nel Settecento la zona intorno alla piramide di Caio Cestio ospitò un’area sepolcrale per persone che morivano a Roma, non appartenenti alla religione cristiana, l’area fu sistemata nel 1821, delimitata e prese il nome di Cimitero Acattolico. Nel 1868 Pio IX autorizzò Pietro Ercole Visconti a compiere i primi scavi sistematici in concomitanza con la costruzione del nuovo quartiere operaio e del Mattatoio. Un po’ ovunque gli scavi per le fondazioni dei palazzoni popolari misero in evidenza reperti archeologici, di fronte ai quali l’atteggiamento del tempo era quello di valorizzare i monumenti singoli ritenuti degni di nota ma di demolire il tessuto archeologico qualora la sua continuità fosse stata ritenuta “insignificante”. Dopo l’Unità d’Italia il rione Testaccio avrebbe dovuto avere un carattere industriale, ma mai pienamente realizzato, tra il 1888-89 venne edificato il Mattatoio, che fu l’unico vero insediamento industriale della zona. Tra il 1929 e il 1930 altri edifici vennero costruiti su via Marmorata e via Vanvitelli. La chiusura del Mattatoio ha poi cancellato definitivamente la vocazione industriale del rione Testaccio. Testaccio è da sempre il quartiere della classe operaia di Roma, la sua recente trasformazione ha cambiato la sua reputazione in radical-chic. Testaccio si trova in una posizione ideale per raggiungere tutta la città, a piedi, con il tram, con l’autobus, con un treno regionale oltre alle due fermate della metro linea B: Circo Massimo e Piramide. CONFINI Via Marmorata, piazza dell’Emporio, riva sinistra del Tevere, viale del Campo Boario, piazza di Porta San Paolo.
San Saba, denominato anche “piccolo aventino” è il ventunesimo rione di Roma e si trova al margine del grande polmone verde e archeologico del complesso Terme di Caracalla, Circo Massimo e Palatino. Prende il nome dal monastero e dalla relativa chiesa che furono per secoli l’unica presenza abitata dopo la caduta dell’Impero. San Saba nasce perché attorno al VII secolo alcuni eremiti s’insediarono qui, sulle rovine di quella che era stata la caserma dei vigili, collocata in un luogo da cui si poteva dominare una gran parte del territorio sudest della città. Verso l’VIII secolo vi si stabilirono monaci orientali provenienti dalla comunità fondata a Gerusalemme da San Saba e vi istituirono un monastero che nel IX secolo era considerato il più importante della città e dal quale si irradiava una vivace attività diplomatica verso Costantinopoli e il mondo barbarico. Il monastero divenne col tempo assai ricco; la sua proprietà passò nei secoli dai benedettini ai cluniacensi ai cistercensi e dal 1573 al Collegio Germanico Ungarico retto dai Gesuiti che lo tiene ancor oggi. Ancora all’inizio del 1900 la chiesa e il monastero di San Saba erano in piena campagna ma con il primo piano regolatore di Roma del 1909 questo quartiere fu inserito dentro le mura come nuovo rione popolare. Tra il 1907 e il ‘14 furono realizzati dall’Istituto Case Popolari, fra la chiesa e le mura, 10 lotti di edilizia residenziale destinati alla piccola borghesia impiegatizia. Il rione fu progettato, come le case popolari di Testaccio, dall’allora giovane Quadrio Pirani e le strade alberate ebbero nomi di grandi architetti, tra cui Gianlorenzo Bernini, Francesco Borromini, Palladio e il Bramante. Oggi, situato in cima ad un cucuzzolo, il rione è percorso da salite e scalinate che digradano verso le mura o verso il sottostante Testaccio. Quelle che erano le case popolari sono villini bifamiliari con il giardinetto e palazzine non più alte di 4 piani, con appartamenti luminosi e cortili spaziosi, ognuna rivestita di una cortina di mattoni dello stesso colore di quella antica della chiesa e delle mura. Piazza Bernini è il cuore di questo piccolo Aventino e su di essa si affacciano la chiesa e il piccolo parco con la fontanella e le panchine; la mattina si svolge il mercato del quartiere. In zone come questa si respira l’aria di Roma degli anni ’20, essendo a metà strada tra il paesino rurale e il modello delle case operaie inglesi (mattoncini, giardinetti, aree comuni) dove Il verde, ancora dominante, regala l’illusione di essere lontani dalla città. Un rione facilmente collegato con le zone limitrofe, con un’ampia offerta di servizi ideale per il vivere quotidiano. Ideale per una famiglia che vuole crescere dei bambini in una zona più verde di Roma, con ampie offerte scolastiche e per il tempo libero familiare. Nello stesso tempo giusta per giovani che non amano il caos cittadino giornaliero, ma che sono distanti circa 15 minuti dal centro città, collegata con mezzi pubblici. CONFINI Porta San Sebastiano – via di Porta San Sebastiano – via di Valle delle Camene – piazza di Porta Capena – viale Aventino – via Manlio Gelsomini – via Marmorata.
Il rione Prati presenta una curiosa particolarità: si trova al di fuori delle Mura, unica eccezione (con Borgo) alla “regola” che vuole i rioni allocati all’interno delle Mura Aureliane. Ciò deriva dalla “gioventù” del comprensorio, che risale di fatto agli anni 20 dello scorso secolo, quando Roma (intesa come urbanizzazione) si stava espandendo radialmente oltre “l’antico suburbio”. “Leggenda” vuole che l’impianto urbanistico stradale fosse stato studiato in modo tale che nessuna delle nuove strade avesse come sfondo la cupola della Basilica di San Pietro, a testimonianza dei reali rapporti tra il nuovo Regno d’Italia e la Santa Sede nell’epoca precedente la firma dei patti lateranensi, e cioè di tensione (1920 istituzione del rione, 1929 stipula dei Patti); e proprio per questo motivo i nomi delle strade del nuovo comprensorio furono scelti tra i personaggi storici della Roma repubblicana e imperiale, condottieri e letterati della classicità latina e pagana, nonché tra gli eroi del Risorgimento: nulla che avesse a che vedere quindi con il Papato, nonostante stesse lì, da sempre, a due passi. La strada principale di Prati fu intitolata nel 1885 a Cola di Rienzo, tribuno e senatore romano che rispondeva al nome di Nicola Gabrini, un nobile romano che nel XIV secolo tentò di ripristinare la Repubblica a Roma in contrasto con l’allora fortissimo potere papale. Oggi il rione Prati è uno dei più chic della città con alcuni dei migliori ristoranti di Roma le cui pietanze rivisitano in chiave moderna i piatti tipici. Ci sono posti dove gustare la nouvelle cuisine e gelaterie pronte a offrire i più gustosi preparati. La vita notturna non è da meno, infatti se avete voglia di uscire trovate locali con musica dal vivo, bar dove prendere ottimi aperitivi con antipasti a buffet. Pub e jazz club sono presenti in tutto il quartiere. Essendo a ridosso del centro storico della capitale ci sono diverse linee di autobus che connettono il quartiere con le zone più importanti della città, oltre alla fermata Lepanto della metropolitana A che attraversa il centro. CONFINI viale delle Milizie – il fiume Tevere – via Giovanni Vitelleschi – via Stefano Porcari – piazza del Risorgimento – le mura vaticane – via Leone IV.